Rivista UNCEM: il Tavolo Majella

Quali sono le strategie vincenti per il lavoro e lo sviluppo locale nelle aree montane, rurali o semplicemente svantaggiate? Una risposta innovativa nasce nella Comunità Montana Maielletta in Abruzzo: reti di soggetti locali come strumento, partecipazione e concertazione come metodo!

Il Patto socio-istituzionale per lo Sviluppo dell’area sub-regionale Majella (PSM) nasce nel territorio della CM Maielletta per favorire l’innovazione di sistema rilanciando lo sviluppo sostenibile e il lavoro attraverso azioni sul campo integrate e serrata concertazione tra tutti gli attori. La sua costituzione è stata favorita dalla conoscenza del territorio costruita “sporcandosi le scarpe”, dall’animazione, dall’impegno spontaneo e dalla passione espressi da una squadra motivata e compatta in una missione condivisa: stimolare e far emergere esigenze e opportunità locali massimizzando “dal basso” le potenzialità di imprese, lavoratori e Istituzioni per ottimizzare e sfruttare tutte le condizioni di sviluppo sostenibile a “cicli chiusi[1]”.

Il progetto di rete collaborativa o “patto territoriale spontaneo” per lo sviluppo sostenibile prende avvio nel 2003 da un’indagine socio-economica su emersione del lavoro nero in alcuni Comuni del comprensorio, individuati dal futuro coordinatore del Patto in quello che un tempo era considerato un fiorente distretto del TAC[2], sulla base della recenti evoluzioni produttive: la ricerca sul campo mette in risalto luci ed ombre della situazione economica, sociale ed ambientale dell’area, mentre l’approccio favorisce un rapporto di fiducia con stakeholder e testimoni locali, favorendo anche la comprensione di quelle cause e motivazioni “ufficiose” che determinarono il vistoso ridimensionamento delle realtà manifatturiere locali.

Il territorio della Majella orientale ha vissuto dal dopoguerra ad oggi una rapida industrializzazione, spontanea sebbene irregolare e, forse per un certo spirito innovativo dei suoi imprenditori, dimostra di avere anticipato esattamente i fenomeni di declino produttivo in atto nei distretti italiani della manifattura tradizionale ove la carenza di massa critica, infrastrutture, dinamismo commerciale, tecnologico e dell’innovazione hanno determinato la progressiva perdita di competitività d’interi aggregati industriali con delocalizzazione delle imprese labour intensive nei Paesi in via di sviluppo. La nascita del Parco della Maiella, negli anni ’90, contribuiva poi a modificare ulteriormente la geografia economica del territorio, ponendo nuove sfide, vincoli ed opportunità agli attori locali.

La conoscenza del territorio, l’animazione istituzionale e territoriale, la visione delle parti sociali ha portato il 15 marzo 2005 alla sigla dell’innovativo Patto tra Istituzioni e Parti Sociali –Comune di Guardiagrele, rappresentanze sindacali provinciali di CGIL, CISL, UIL, e imprenditoriali di CNA e Confartigianato– che hanno salutato l’adesione della Comunità Montana Maielletta, Sviluppo Italia Abruzzo, Abruzzo Sviluppo SpA, Comitato Promotore della Banca di Credito Cooperativo della Majella, Associazione Operatori Economici Guardiesi (OPEG), sindacato UGL. I Promotori hanno quindi dato vita all’Associazione TAVOLO Majella, per rafforzare le strategie di sviluppo del territorio con azioni di respiro locale, europeo e internazionale promosse da idoneo soggetto.

Il TAVOLO ha sviluppato il Programma Energie del Territorio –ET©, che rappresenta il quadro strategico di sviluppo per l’area mirato a liberare il potenziale locale attraverso la riscoperta e valorizzazione dei “tesori” (o energie) in ogni settore rilevante nella tradizione e nel contesto attuale dell’area. I tesori considerati sono sia quelli di tipo tangibile (beni ambientali, bioenergetici, storico-archeologici, architettonici e paesaggistici, ambientali, artigianali, enogastronomici…) che intangibile (arte, tradizioni, usi e costumi, fattori climatici…); tutti comunque richiedono appropriate strategie ed azioni per il trasferimento delle competenze tradizionali alle nuove generazioni, a completamento dell’approccio programmatico di ET©. Il Programma si articola in 3 Piani particolareggiati per il 2006, da attuarsi attraverso la partecipazione degli attori locali, il supporto finanziario degli strumenti nazionali e comunitari, l’ausilio degli operatori finanziari e tecnologici specializzati:

  • ET –BIOENERGY©: Sviluppo locale a cicli chiusi energia-ambiente
  • ET –CRAAFT©: Centro Regionale per l’Artigianato, le Arti e le altre Forze Territoriali
  • ET –TeMIS©: Tourist e-Marketplace Internetworking System.

La “filosofia” dei cicli chiusi permea le strategie dei Partner poiché essenziale per valorizzare il potenziale locale in direzione sostenibile nel lungo periodo, ed applicabile ad ogni settore produttivo oltre quelli energetici ed ambientali: probabilmente questo approccio consente una visione più innovativa e integrata di problemi e opportunità espressi dal territorio, e si riflette nei progetti innescati dal Patto. Tra questi:

  • Progetto CODIGA (Ministero AA. PP.), per la realizzazione di un incubatore d’imprese altamente innovative nel settore delle energie rinnovabili, in partenariato con l’Università La Sapienza di Roma –CIRPS
  • Progetto HIGRED (Commissione Europea), per lo sviluppo rurale attraverso il recupero e la valorizzazione dei siti archeologici e l’innovazione in agricoltura –nelle colture tradizionali e in quelle bio-energetiche.
  • Agenzia pescarese per l’energia (Commissione Europea), alla quale il TAVOLO partecipa in virtù della nuova filosofia europea che vede nelle energie rinnovabili un potente motore dello sviluppo locale.

Risulta quindi vincente l’approccio concertato tra attori diversi che s’incontrano per condividere obiettivi e percorsi comuni, favoriti dalle Amministrazioni locali in virtù della loro “sensibilità” sul territorio e supportati dalla capacità di mobilitazione delle forze economiche e sociali. La rete così costituita anticipa inoltre le prossime politiche dell’Unione Europea, costituisce una risorsa preziosa nelle situazioni di transizione economica, risulta l’organizzazione più efficace per valorizzare elementi territoriali che singolarmente considerati non manifestano caratteristiche allineate ai parametri tradizionali d’impresa o attraenti economie esterne. Nello specifico della CM Maielletta risaltano però fattori endogeni come le caratteristiche dell’area, le necessità di ristrutturazione e conversione dei settori manifatturieri tradizionali, e le grandi potenzialità da fonti energetiche rinnovabili in termini di sviluppo locale, attraverso sopratutto i processi di produzione da materie di origine organica, capaci di combinare i positivi effetti dell’autosufficienza locale al disinquinamento[3] e alla creazione di nuovi settori, imprese e iniziative a beneficio di tutti i residenti delle aree rurali e montane. Ecco perché il Patto ha pianificato con i partner scientifici la realizzazione di un Piano Energetico Locale per valutare il potenziale da rinnovabili (e sopratutto da biomasse per la produzione di biocarburanti liquidi e gassosi), il suo equivalente in idrogeno e l’impronta ecologica delle attività umane, per poter pianificare e procedere agli investimenti per fare del territorio della CM Maielletta un esempio pratico per tutte le aree montane e rurali del Paese. Attraverso network partecipativi da costruire nei micro-distretti energetici che verranno individuati, saranno attivate le sinergie pubblico-privato per la realizzazione di nuove iniziative della filiera energetica, anche con il supporto di istituzioni finanziarie europee come la Banca Europea degli Investimenti (BEI).

Ecco quindi che il “segreto” del Patto Majella risiede nell’approccio delle Amministrazioni locali e degli attori sociali che, con gli adeguati strumenti d’ascolto del territorio per carpirne i tesori più o meno nascosti, massimizzano i benefici delle pratiche concertate di animazione e partecipazione per creare e trasferire innovazione a tutti i livelli della società: questo favorisce la nascita e l’organizzazione di reti locali che consentono agli attori fare massa critica, aumentare la competitività territoriale e indirizzare le aree montane e rurali verso uno sviluppo centrato sulle caratteristiche locali e per questo compatibile con le caratteristiche locali e duraturo nel tempo.

[1] Nel 1971 Barry Commoner, nell’opera “The closing circle”, denuncia la rottura dei cicli naturali e chiede a gran voce interventi urgenti: « La natura funziona con cicli chiusi: il ciclo dell’acqua, dell’ossigeno, del carbonio, dell’azoto, del fosforo (… e) non conosce rifiuti: le sostanze chimiche estratte dall’aria, dall’acqua, dal terreno, ritornano in circolazione e ridiventano materie prime per gli altri cicli naturali. La degradazione ambientale e gli inquinamenti provocano rottura dei cicli naturali che da chiusi si fanno aperti; dalle riserve viene estratta più materia di quanta non venga restituita, i rifiuti aumentano in maniera tale che la natura non riesce ad assimilarli tutti. La salvezza è possibile soltanto se interventi urgenti, tecnico-scientifici e politici, riescono di nuovo a “chiudere” i cicli naturali, il ciclo della natura ».

[2] Tessile, abbigliamento e calzature.

[3] Nelle aree non gravate da inquinamento atmosferico, tali benefici effetti si misurano sopratutto sulla condizione delle acque e del suolo, risolvendo inoltre gravosi problemi di smaltimento delle produzioni agricole ed agroalimentari.